Scrivevo stamani questo pensiero:
Momenti complicati che hanno però mostrato come gli strumenti che negli ultimi anni abbiamo visto come di lavoro e svago hanno assunto un importante ruolo di relazione sociale indispensabile e vitale per la nostra stabilità emotiva.
La verità è che gli strumenti erano gli stessi ma noi eravamo diversi assillati dalla voglia di piegare alle dinamiche di ranking sociale ed economico qualunque cosa in una gara continua per essere nel posto migliore dello scaffale. Questo anche inconsapevolmente spinti da dinamiche generali e relazionali che davamo per scontate e anzi proprio giuste e inevitabili.
Questa pandemia ha ridimensionato parecchie cose ma ha soprattutto ridato centralità al valore della relazione umana, quel piacere di condivisione e contaminazione condivisa che è alla base di qualunque comunità che desidera crescere.
Anche gli strumenti ci sono sembrati meno invasivi e più utili, forse perché li abbiamo guardati come dovrebbero essere: strumenti nelle nostre mani.
Forse è anche questo l’enorme apprezzamento per il nuovo social network solo vocale Clubhouse: un social dove si ascolta, si interagisce con educazione, si riparte democraticamente dal valore umano delle persone singole e non dalle metriche gonfiate dalla bolla dell’ego.
Ieri una lunga chiacchierata di due ore(!) con tanti amici e tantissimi ascoltatori che hanno conversato di argomenti complicati ed è stato davvero emozionante trovare quello spirito della scoperta o riscoperta delle persone che smuovevano la palude dei pensieri ultimamente canalizzati su concetti pilotati da strategie di marketing dedicate alla vendite di cose o di persone e opinioni.
La libertà di poter ascoltare Costanza Crescimbeni e Marco Carrara che hanno offerto il loro punto di vista giornalistico e degli scoop in diretta, l’emozionante racconto di Frankie Hi-NRG su Sanremo e su cosa è stata la rete, le analisi sulle persone e gli strumenti di Giovanni Boccia Artieri, Stefano Epifani e Paolo Iabichino, le chiacchiere con Saturnino per il mondo dello spettacolo, la storia di Galatea e i tanti, tantissimi interventi pregiati che hanno reso un pomeriggio un qualcosa di davvero indimenticabile.
Persone unite dal piacere di ascoltare, capire, conoscere senza distrazioni di coreografie di immagine, di link, di conversazioni multiple come siamo ormai abituati.
Ascolti e partecipi, con calma, con serenità e curiosità, una cosa alla quale oggettivamente non eravamo più abituati in questa alluvione di concetti, di slogan e di battute che francamente hanno fatto il loro tempo.
Una pausa rilassante dalla narrazione collettiva imposta dai politici e spesso dal cortocircuito dei media che entrano in loop con lanci-dichiarazioni-smentite-notizie in una modalità comoda e riservata, anche, dove non è necessario essere in video o affittare una libreria come sfondo per poter interagire, dove non è necessario essere di fronte a uno schermo o una tastiera ma anche in auto o sotto la doccia, facendo jogging o rilassati su una spiaggia o al parco.
Ecco, forse un anno fa non avrebbe avuto la stessa attenzione, oggi le orecchie e il cuore sono probabilmente più attente alle persone.
La vera sfida è quindi non tornare indietro ma provare a cambiare davvero il mondo che viviamo, anche quello digitale: con educazione e attenzione verso l’altro.